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Palazzo Grimani
- il cuore di Le Cà De Boron-

Nel cuore di Montagnana, Le Cà De Boron si sviluppa tra le mura trecentesche e i vicoli storici. Il palazzo principale, parte dell’antico Palazzo Grimani, custodisce tre appartamenti e un fascino senza tempo.
Un tempo fortificazione a ridosso della cinta muraria, nel Cinquecento divenne sede di botteghe artigiane, in particolare ceramisti e “baccalari”. Durante i restauri, sono emersi resti e frammenti ceramici dei secoli XVI e XVII.

XIII secolo (1297)
– Famiglia Grimani -

I Grimani entrano a far parte del patriziato veneziano dopo la Serrata del Maggior Consiglio.

I Grimani entrano a far parte del patriziato veneziano dopo la Serrata del Maggior Consiglio
Il palazzo viene edificato a ridosso della cinta muraria trecentesca

XV secolo
– Costruzione Palazzo Grimani -

Il palazzo viene edificato a ridosso della cinta muraria trecentesca.

1507
– Botteghe artigiane -

Secondo gli estimi, nella zona sorgono botteghe di ceramisti e “baccalari”.

Secondo gli estimi, nella zona sorgono botteghe di ceramisti e “baccalari”
Realizzazione dell’affresco con Madonna col Bambino e Santi Antonio, oggi restaurato

XVII-XVIII secolo
– Affresco “Charitas”-

Realizzazione dell’affresco con Madonna col Bambino e Santi Antonio, oggi restaurato.

Nel sottoportico del palazzo si trova un affresco del XVII-XVIII secolo raffigurante la Madonna col Bambino e i Santi Antonio da Padova e Antonio Abate, con il motto “Charitas”. Restaurato grazie alla sensibilità della famiglia Pesarin - Boron, testimonia la devozione e la tradizione religiosa della città.

Dopoguerra (anni ‘50)
– Acquisto Boron -

Nel secondo dopoguerra, l’ala est del palazzo passò a Livio Boron, discendente di un’antica famiglia di latifondisti della zona. Per l’epoca, Livio rappresentava una rarità: aveva scelto di studiare, diventando perito agrario, in un tempo in cui l’istruzione superiore era poco diffusa.

Tuttavia, il destino familiare non fu clemente. Poiché non aveva figli maschi – bensì quattro figlie femmine – venne estromesso dall’eredità delle vaste proprietà di famiglia. Gli fu offerta invece la possibilità di acquistare il Palazzo, che divenne la dimora della sua famiglia.

Per mantenerla però, Livio fu costretto a svolgere lavori umili: dalla manutenzione di giardini al facchinaggio, fino ad altre mansioni faticose. Lavorò con dignità e dedizione, ma morì nel 1983 con una pensione modesta.

La moglie, Carmela, rimasta vedova, continuò a vivere nel palazzo. La figlia  minore Angelina, insieme al marito Guido Pesarin – imprenditore e padre di Luisa – si presero cura di Carmela  e, con impegno, si occuparono del restauro dell’edificio, che in condizioni precarie. Un’ala venne destinata alla locazione turistica, dando nuova vita alla storica dimora.

Carmela restò nella sua casa fino alla fine, scomparendo all’età di 93 anni, circondata dall’affetto della sua famiglia e dalla storia secolare del palazzo.

L’ala est del palazzo passa a Livio Boron, rampollo della famiglia Boron
Discendenti degli Hohenstaufen, legami storici con Federico II e leggende del Graal e della Sindone

La Famiglia Boron
- origini nobiliari -

Discendenti diretti della casata degli Hohenstaufen, Duchi di Svevia, la famiglia Boron vanta legami storici con Federico II e le leggende del Sacro Graal. Secondo tradizioni e testi medievali, la casata ebbe un ruolo nella custodia simbolica della Sindone e del Graal, tramandando storie di fede e mistero.

L’ospitalità come eredità

Per generazioni, la famiglia Boron ha aperto il proprio antico pozzo ai vicini che non avevano accesso all’acqua. Questo gesto, legato al motto “Charitas”, è ancora oggi simbolo di accoglienza e generosità.

Discendenti degli Hohenstaufen, legami storici con Federico II e leggende del Graal e della Sindone
La gestione di Le Cà De Boron è affidata a Luisa e Angelina Boron, eredi dirette della famiglia che da generazioni custodisce

Luisa Pesarin
& Angelina Boron

La gestione di Le Cà De Boron è affidata a Luisa Pesarin e Angelina Boron, eredi dirette della famiglia che da generazioni custodisce questo palazzo e le sue tradizioni.
Angelina, custode della memoria familiare, ha dedicato anni alla conservazione dell’edificio e del prezioso affresco “Charitas”. Luisa, con passione e spirito accogliente, porta avanti l’attività con un’attenzione particolare al benessere degli ospiti, unendo ospitalità autentica e cura dei dettagli.
Insieme, continuano a mantenere viva la tradizione di accoglienza che da secoli caratterizza la famiglia Boron.

Chiedeteci qualsiasi cosa! Siamo qui per rispondere ad ogni vostra domanda.

 

Email: cadeboron@gmail.com

Indirizzo : Via Andronalecca 17/A

                 35044 Montagnana (PD)

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